La fine dell’anno si avvicina e io che amo i bilanci inizio a farne qualcuno.
Quest’anno, ad esempio, ho imparato una cosa: ho imparato che il minimo comune denominatore tra tutti i miei clienti è avere due anime. Un’anima è quella dello sperare, l’altra quella del fare.
Ho imparato che le due anime, per costruire qualcosa, devono funzionare insieme.
Molto spesso l’anima del fare va per i fatti suoi: e allora manca un piano, manca una direzione, manca sapere perché stai facendo qualcosa, manca sapere come devi farlo.
Come quella mia cliente che continua ad aggiungere servizi al suo catalogo perché le vengono chiesti. E sono servizi bellissimi, per carità, ma ora il suo piccolo business assomiglia più a un bazar – e se come consulente sento che la mia consulenza è stata inutile, come potenziale cliente è ancora peggio, perché mi sento confusa: non so più perché e quando dovrei chiamarla. Dentro a un bazar non ci vai, ci capiti.
L’anima dello[…]
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