Possiamo, nel 2016, dire che la “rivoluzione social” applicata ai brand sia stata un fallimento. Che molte delle previsioni preconizzate dal Cluetrain Manifesto non si sono realizzate. Che le aziende hanno trovato un altro (sacrosanto) canale su cui fare la solita pubblicità – ma “declinata”, come dicono quelli delle grandi agenzie. Che il 90% dei contenuti pubblicati dalle aziende sui social sia schifezza e rumore – e che quindi non dovrebbero lamentarsi, ma ringraziare Facebook per quel poco di visibilità organica che ancora dà loro. Tuttavia.
Da qualche tempo sto leggendo The Social Brand, un libro che ho comprato solo perché Alessio me l’ha consigliato, ché dal titolo l’avrei escluso subito come fuffa ennesima. Il libro è molto agile, non l’ho nemmeno ancora finito, perché è un condensato – non a caso l’autore credo sia inglese e non americano – e soprattutto basato su pochi concetti, ma fulminanti.
Presi dai tecnicismi, dal cambio del look della Pagina[…]
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