Già anni fa, Umberto Eco aveva riflettuto sul fatto che Internet potesse essere considerata come un immenso magazzino, ma non come memoria autentica.
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In questi ultimi anni, però, la realtà è che i documenti di aziende e PA nascono sempre più spesso digitali, anche attraverso portali web di accesso a servizi, e c’è stata una crescita esponenziale di informazioni giuridicamente rilevanti che si formano e transitano in rete. Si pone quindi in maniera sempre più pressante un interrogativo:
Come possiamo gestire e conservare correttamente la memoria autentica nella Società dell’Informazione e nelle plaghe sterminate del web?
Non ci si riferisce al dibattuto rapporto tra corretta informazione e diritto all’oblio che ha animato diverse discussioni in seguito alla decisione della Corte di Giustizia Europea del maggio 2014 e neppure al tentativo di archiviare l’evanescenza testuale dei tweet: il problema che ci poniamo è quello della[…]
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