Il tuo iPhone conserva le tracce delle tue bugie. Ecco come si cancellano

Google sa tutto di noi, Facebook anche. E che dire di Instagram e di Twitter? Il modello di business di questi servizi gratuiti del web 2.0 è basato sulla raccolta e la vendita di dati personali. In fondo lo fanno tutti i siti web, anche quelli dei giornali che cedono a terze parti i dati delle nostre navigazioni: cosa cerchiamo, cosa leggiamo, come ci arriviamo e quali keyword digitiamo.
“Chi se ne importa” portemmo dire, lo sappiamo e lo facciamo volontariamente, non abbiamo niente da nascondere. Eppure, come hanno scoperto a proprie spese i manifestanti delle piazze arabe, quei dati, compresa la geolocalizzazione dell’uso dei social, sono stati stati usati per individuare quelli che in un primo momento erano pacifici manifestanti e dopo sono stati considerati pericolosi sovvervisi da spedire in galera.
La repressione colpisce più facilmente laddove si lasciano le tracce della propria attività digitale.
Nei paesi con una democrazia stabile il massimo che[…]

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